Mistral Group offre servizi di ristorazione per ospedali e strutture sanitarie e assistenziali.
Uno degli obiettivi per il futuro, a livello mondiale, è quello di ridurre al minimo gli sprechi alimentari. Si tratta di una vera e propria sfida, se consideriamo il delicato contesto socio-economico della popolazione globale e la necessità di porre l’accento su questioni imprescindibili come la solidarietà sociale e la sostenibilità ambientale. Pertanto, dalla catena di produzione fino agli step riguardanti la produzione e il consumo, la riduzione dello spreco alimentare è una “mission” che deve interessare tutti.
Non è certo un caso se lo scorso mese di aprile il Ministero della Salute ha pubblicato le “Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti “. Grazie a questo documento, il Ministero ha voluto sensibilizzare principalmente i luoghi dove questo problema è maggiormente sentito, come ad esempio gli ospedali.
Ma quali sono i numeri esatti che evidenzierebbero una forte criticità in termini di spreco alimentare? In primis c’è da fare molta attenzione sulle stime fornite dall’Unione Europea, che sottolinea come nel Vecchio Continente si arrivino a sprecare addirittura 100 milioni di tonnellate di cibo ogni anno. Una parte non trascurabile di questa stima viene dal settore della ristorazione collettiva (14%). Lo spreco alimentare comporta due grossi problemi: il primo è di natura economica, dato che ogni anno volano via 143 miliardi di euro per smaltire i prodotti nelle discariche; il secondo fa ovviamente riferimento all’impatto di questi sprechi sull’ambiente e, di conseguenza, sulla società.
Anche in Italia le cose non vanno affatto bene. Stando ai dati forniti dal Banco Alimentare e dalla Caritas, nel settore della ristorazione organizzata vengono generate ogni anno 210.000 tonnellate di eccedenze, di cui solo il 12% circa riesce ad essere recuperato. Tutto questo in un settore dove il volume complessivo dei pasti si avvicina al miliardo e mezzo, con un fatturato che si aggira intorno ai 6,5 miliardi di euro l’anno.
Ecco perchè a livello europeo la questione dello spreco alimentare è diventata una priorità, tanto che si sta provvedendo a mettere in campo delle strategie e delle misure concrete per affrontare “di petto” la problematica: l’obiettivo è arrivare ad un dimezzamento degli sprechi entro il 2025. Il Parlamento Europeo ha diffuso le “Strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”, una proposta di risoluzione che si rivolge soprattutto a strutture come scuole e ospedali, affinchè vengano stimolate a non sprecare e soprattutto a redistribuire le derrate alimentari, destinandole a tutti gli enti, le associazioni e i sistemi che aiutano e sostengono i più poveri e coloro che non ce la fanno.
Per facilitare la donazione delle eccedenze alimentari ai poveri e ai bisognosi è stata approvata e promulgata nel 2016 la cosiddetta “legge antispreco”, che rende questa operazione più semplice soprattutto dal punto di vista burocratico. Oltre alla destinazione degli alimenti ancora commestibili a scopo sociale e solidale, la “legge antispreco” è decisiva anche per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, dato che si pone come ulteriore obiettivo quello del riuso e del riciclo dei prodotti.
Il luogo dove la problematica è maggiormente sentita è senz’altro l’ospedale, dove i pasti sono un fattore molto importante anche per la terapia e il recupero del paziente. Il Ministero, nel decalogo per la ristorazione ospedaliera, suggerisce di dare la possibilità al malato di poter prenotare il proprio pasto e scegliere il menu più adatto alle proprie esigenze, tenendo conto anche della propria patologia. Inoltre, il decalogo assicura una certa varietà di pasti, oltre alle porzioni piccole e ai piatti fortificanti per i pazienti malnutriti.
Questo perchè, come già accennato, all’interno dell’ospedale i pasti hanno una grande valenza terapeutica. Oltre ad evitare lo spreco alimentare, quindi, è necessario un feedback costante tra il personale di servizio nei vari reparti e gli addetti al servizio di ristorazione, attivando anche una rete di monitoraggio che sappia elevare gli standard di qualità.
Stesso discorso sul fronte della ristorazione scolastica, dove il Ministero suggerisce di realizzare una rete anti-spreco con servizi di igiene, scuole, comuni, servizi di ristorazione, docenti e famiglie e di rendere più accoglienti le mense e i refettori, spesso troppo ampi, rumorosi e poco illuminati.
L’aumentata importanza nei confronti degli sprechi a livello alimentare è sottolineata anche da un recente correttivo al Codice degli Appalti, che ora tiene decisamente in considerazione la lotta allo spreco alimentare come criterio di aggiudicazione per i servizi di ristorazione scolastica, ospedaliera e assistenziale.